L’ARTE È MATERIA. ELIO CAVONE IN MOSTRA
Nello sterminato panorama dell’ Arte contemporanea è molto frequente imbattersi in artisti giovani che, tuttavia, e molto di frequente in modo goffo, tendono a ripetere schemi figurativi o concettuali già visti, magari con una piccola personalizzazione, il che li rende dei manieristi di scarso interesse. Elio Cavone, già a partire dal 1978 si è invece cimentato in una forma d’arte alternativa, sia nella pittura che nelle installazioni frutto entrambe di un evidente desiderio di sperimentazione, di trasmettere un messaggio concettuale più che figurativo, la cui interpretazione viene spostata sulla capacità dell’osservatore di coglierne il senso profondo non fermandosi alla semplice immagine che
si proietta allo sguardo, ha da sempre manifestato una propensione all’innovazione sia nello stile artistico che nell’utilizzo dei materiali utilizzati, risente dell’ influenza artistica dei suoi contemporanei più celebri . La sua è una pittura tormentata, sofferta, materica, in cui l’abbinamento del colore e dei chiaroscuri caratterizzati dall’uso di bianco e nero, contribuiscono ad esaltare la presenza di frammento di oggetti che, nella loro apparente casualità di inserimento, costituiscono la chiave di lettura dell’opera. Le installazioni, l’uso del ferro, della gomma, di materiali poveri sono mute testimonianze del passaggio di una civiltà industriale quasi fossilizzata nel tempo, tracce di un mondo già consegnato al passato, proiettato oltre la fase post industriale della quale rimangono tracce arrugginite, chiodi, bulloni, pneumatici il tutto in decomposizione, relegate nelle periferie delle odierne megalopoli che tutto assorbono e fagocitano. Alcune delle installazioni di Cavone meritano un ragionamento a parte, per esempio, i manichini che, come tutte le immagini a grandezza naturale, destano inquietudine ma trasmettono un senso di compenetrazione nella figura; uno specchio che ci trasmette emozioni, ansie, tensioni. I manichini di Cavone sono uomini che vivono una dimensione atemporale e fuori dallo spazio ordinario, guardando oltre, manifestando un disagio e una disperazione ai limiti della follia.
Persone prigioniere dell’essere, della dimensione corporale dalla quale vorrebbero fuggire, inseguendo i pensieri tormentati che traspaiono dai loro volti e dalle loro pose provvisorie.
È stato un piacere scoprire che in Molise, già sul finire degli anni 70 operassero artisti che superassero le pregevoli gabbie figurative dei vari Scarano, Paglione, Trivisonno, Pettinicchi, Cammarano, artisti da cavalletto, intimisti, eccellenti pittori. Ma l’azzardo, la sfida, l’elemento di rottura è quel momento in cui l’Arte diventa spesso universale, assume nuove forme comunicative, da vita a nuove Scuole che parlano un linguaggio universale.
E nel Molise alcuni coraggiosi pionieri ci sono stati, una regione ancora molto sottovalutata sotto il profilo della produzione artistica ma che ha tutte le caratteristiche per poter dire la sua nel panorama nazionale. Ed è questo l’obbiettivo al quale ciascuno di noi, nel proprio, piccolo deve contribuire.
BIOGRAFIA
Elio Cavone ha una formazione pittorica, che risente anche degli influssi che ricevette durante il primo soggiorno parigino del 1978. Alla metà degli anni ottanta realizza due cicli Frammenti e Interi che rappresentano una rilettura dell’opera del pittore catalano Joan Mirò; l’arte astratta, che già caratterizzava il lavoro di Cavone si lega così agli archetipi mediterranei.
La tappa successiva della sua evoluzione artistica è rappresentata dallo studio dell’Action Painting americana, esemplificata nel lavoro di Jackson Pollock, che accentua la centralità del gesto che modifica il rapporto con la superficie pittorica.
Dopo aver esplorato il mondo della pittura ed essersene nutrito, Cavone giunge, alla metà degli anni novanta, a un rigore compositivo ottenuto con la piena padronanza dei diversi materiali che utilizza: metallo, gesso, antirombo su tela, grafite e smalti. È una costruzione materica, vivificata dagli intrecci e dalle forme che assopiscono la geometrizzazione raggiunta.
L’artista ha partecipato a molte esposizioni collettive in gallerie private, tra le ultime, all’Arketip’Art Gallery di Termoli nel 2007 e pubbliche presso la Pinacoteca di Macerata nel 1990 e a rassegne internazionali come la XXXXVIII Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea di Termoli “Thalatta Thalatta”, a cura di Achille Bonito Oliva. Cavone è molto sensibile alle iniziative di Kalenarte, partecipa alla mostra “Tres Mol”, curata da Francesco Gallo, nel 1994 e progetta per l’occasione Aratura un solco di dimensioni monumentali, che scava la terra e disegna sulla collina una porzione di speranza, un terreno arido che rimosso “vuole mettere a nudo un nuovo e più fruttuoso terreno” (Cavone).