Diario di un viaggio in Molise…
Con nostro grande piacere siamo tornati a visitare il Molise – per esattezza l’Alto Molise – e di nuovo siamo rimasti stupiti della bellezza e delle potenzialità di questa Regione: un territorio che difficilmente diventa meta di viaggi e di gite, al più viene attraversata velocemente per raggiungere luoghi di vacanza più rinomati del nostro Sud Italia. Una Regione che non c’è, come tra il serio ed il faceto viene spesso indicata o, per lo meno, una Regione di cui – soprattutto a nord di Roma e a sud di Napoli – ci si dimentica l’esistenza, come se il territorio non fosse altro che un’estensione dell’Abruzzo, della Puglia o della Campania. Il Molise è ancora una destinazione vergine, da scoprire pian piano, in cui le strutture turistiche sono ancora strettamente legate al territorio, in cui l’orgoglio schivo degli abitanti diventa calore e accoglienza.
Per visitare il Molise ci siamo ritagliati un paio di giorni sfruttando un week end di agosto, in cui il clima romano invitava a fuggire dalla città alla ricerca di fresco e refrigerio, e ci siamo limitati solo ad una piccola porzione della Regione, quella appunto definita dell’Alto Molise, che si trova quasi ai confini con l’Abruzzo, sulle cui strade abbiamo proseguito per tornare a casa passando nel cuore del Parco Nazionale. Abbiamo concentrato l’attenzione su una zona specifica, quella racchiusa tra Pietrabbondante, Carovilli, San Pietro Avellana ed Agnone nonché le riserve naturali di Collemeluccio e di Montedimezzo. Per una volta non abbiamo utilizzato lo scooter ma l’auto, tuttavia l’itinerario, per la ricchezza dei paesaggi e la piacevolezza delle strade che li attraversano, è valido anche da percorrere con le due ruote, almeno in estate perché in inverno da queste parti spesso nevica abbondantemente.
Siamo partiti molto presto da Roma: abbiamo percorso l’Autostrada A1/E45 fino al casello di San Vittore per poi proseguire verso Venafro. Superata velocemente Isernia, abbiamo proseguito lungo la provinciale 86 in direzione Agnone. La prima sosta l’abbiamo fatta alla Riserva Naturale Orientata di Collemeluccio, parte della Riserva MAB Collemeluccio – Montedimezzo, aree naturali protette e poste sotto l’egida dell’Unesco, la cui missione è mantenere l’equilibrio tra uomo e biosfera promuovendo nello stesso tempo la diversità biologica, lo sviluppo economico e salvaguardando i valori culturali della zona.
All’interno della Riserva di Collemeluccio c’è un Centro visitatori con un settore dedicato a far conoscere le peculiarità geologiche, ambientali e faunistiche della riserva, che vanta un bosco di abeti bianchi e di cerri di notevoli dimensioni che rendono l’ambiente molto “alpino”. Sotto l’ombra degli abeti è stata realizzata una zona per pic-nic, particolarmente affollata quando ci siamo stati noi. Nella riserva si snodano sentieri più o meno impegnativi ed è possibile partecipare ad escursioni con guide ambientali ed escursionistiche, tra cui il giro ad anello – classificato “turistico” secondo la scala delle difficoltà escursionistiche – che parte dalla Foresteria di Collemeluccio per un totale di poco più di 6 km. di lunghezza ed un dislivello di 220 metri seguendo in parte una pista della forestale.
Visitare il Molise non è però solo immergersi nella natura e nell’ambiente bucolico. La meta successiva è stata Pietrabbondante, caratteristico piccolo borgo dell’Alto Molise edificato a ridosso delle Morge, gigantesche pietre che emergono dai fianchi del Monte Caraceno. Il territorio di Pietrabbondante è stato abitato fin dall’antichità e ancora oggi sono presenti, sulla montagna, le mura in opera poligonale di epoca sannitica. I Sanniti a Pietrabbondante sono di casa: non per nulla nella piazza principale del paese il Monumento in bronzo ai caduti raffigura un milite sannita, armato di giavellotto, elmo e scudo.
Ma a Pietrabbondante ci siamo andati anche e soprattutto per visitare il magnifico sito archeologico del “Teatro sannitico“, un complesso la cui parte più antica risale al II° secolo avanti Cristo, edificato dalla popolazione sannitica inizialmente quale luogo di riunione per i notabili e centro di culto di divinità legate alla prosperità, alla vittoria ed alla guerra, a cui erano dedicati i tre altari del tempio maggiore.
L’insieme è particolarmente maestoso e la possibilità di poter visitare il sito assieme ad una esperta in una piacevolissima “passeggiata archeologica“, ci ha permesso di apprezzarne ancora di più il valore artistico e archeologico. Di sicuro, quello che colpisce di più una volta che si è giunti sul sito è l’emiciclo del teatro, posto in perfetto asse con il sovrastante tempio maggiore e dotato di sedili “ergonomici” con grifoni alati che chiudono i singoli ordini di sedute.
Il sito archeologico è in divenire: gli scavi hanno riportato alla luce, oltre al teatro ed al tempio maggiore, un tempio più piccolo, alcune botteghe e abitazioni inserito in un portico, una grande Domus publica. Chissà quanti altri tesori nasconde la collina! Comunque, ho deciso: il complesso archeologico del Teatro Sannitico è così affascinante che merita un post dedicato!
L’Alto Molise è zona di tratturi: spesso lungo la strada troverete cartelli turistici che li segnalano: nati come sistema di vie pubbliche di collegamento e di commercio tra i popoli del sud italia ancor prima che venissero create le strade romane, nel tempo queste piste erbose sono state fondamentali per il trasporto di greggi e armenti nella transumanza stagionale. Ancora oggi attraversano vallate e costeggiano montagne, spesso vicino a centri abitati che un tempo costituivano punto di rifornimento e di scambio di merci e sono stati riqualificati e rilanciati come itinerari di trekking che collegano la Puglia e l’Abruzzo attraversando appunto il Molise. La Regione Molise ha addirittura provveduto a salvaguardare i tratturi con una legge specifica, la legge regionale n. 9 dell’11 aprile 1997, che si occupa di tutela, valorizzazione e gestione del demanio tratturi. A proposito: ciascun tratturo – ce ne erano diversi – collegava zone distinte e definite; uno famoso era il Celano-Foggia ed in pratica vanno immaginati come autostrade ante litteram che correvano lungo il territorio da nord a sud, interconnessi tra loro da tratturelli e bracci.
Zona di tratturi e tratturelli è anche Carovilli, nel cui Comune si trova la Masseria Monte Pizzi, dove abbiamo scelto di pernottare: impossibile pensare di visitare il Molise, sia pure il solo Alto Molise, in una sola giornata! La Masseria Monte Pizzi si trova in una posizione fantastica, da cui lo sguardo corre all’infinito per chilometri e chilometri ed è gestita a livello familiare, con tanto garbo e attenzione all’ospite. Anche qui, aspettatevi un post dedicato, perché è uno di quegli indirizzi che meritano di essere annotati sia per la qualità dell’accoglienza che per l’ambiente in cui si trovano.
Sempre a proposito di Carovilli: è una delle stazioni ferroviarie in cui sosta la Transiberiana d’Italia, il treno storico organizzato dall’Associazione Amici della Ferrovia – Le Rotaie che percorre la linea ferroviaria dismessa Sulmona-Carpinone-Isernia, proponendo itinerari turistici in zone di innegabile interesse ambientale e culturale. Carovilli sarà la meta del treno storico il 26 dicembre 2016, per assistere al Presepe vivente ma se volete saperne di più sugli altri appuntamenti della Transiberiana d’Italia, consultate il sito dell’Associazione Le Rotaie.
Nel pomeriggio abbiamo ripreso il nostro itinerario proseguendo verso Agnone, quella che può essere considerata, per numero di abitanti, attività industriali, istituzioni culturali, la Capitale dell’Alto Molise. Agnone ha tanto da vedere e parecchio da far conoscere, ma per il momento vi basti sapere che la città molisana è conosciuta per due produzioni artigianali di altissima qualità, i confetti e le campane, zucchero e bronzo uniti dalla sapiente capacità artigianale molisana. Mi spiego meglio: ad Agnone ha sede la Fonderia Marinelli, che pare sia stata fondata nell’anno Mille e che può fregiarsi dello stemma pontificio: ha creato campane per i più importanti santuari italiani ed internazionali. E’ possibile visitare la Fonderia Marinelli e il piccolo museo storico della campana: orario invernale ore 12.00 e ore 16.00, solo in agosto visite alle 11.00-12.00-16.00-17.00, per informazioni telefono (+39) 0865 78235 oppure sito web Campane Marinelli). Sempre ad Agnone i confetti, quelli che si usano per festeggiare ricorrenze liete, hanno un aspetto particolare: qui ci sono le mandorle ricce confettate, confetti decisamente più grandi del normale buoni e raffinati. La superficie non è liscia e satinata come nei normali confetti ma rugosa, perché le mandorle vengono poste in un particolare recipiente di rame, detto “bassina”, che ruota mentre avviene la lenta colatura dello zucchero sciroppato. Il segreto della produzione è però appannaggio della famiglia Carosella, che da 150 anni produce confetti (se volete acquistarli, o anche solo assaggiarli, la bottega si trova in Corso Vittorio Emanuele 235). Altrettanto buone sono le Ostie di Agnone, cialde ripiene di un impasto di noci, mandorle, nocciole, miele e cioccolato.
Dopo Agnone torniamo a Carovilli percorrendo la strada più lunga, che ci porta ad attraversare il paese di Vastogirardi – ci ripromettiamo di tornare in un’altra occasione e con più tempo a disposizione per visitare con calma il Tempio italico ed il Castello ed il borgo fortificato – e proseguiamo fino a San Pietro Avellana per raggiungere, seguendo una stradina tortuosa immersa nei boschi, il piccolo Eremo di Sant’Amico.
La strada del ritorno alla Masseria Montepizzi ci porta a costeggiare la Riserva Naturale di Montedimezzo, il secondo nucleo della Riserva MAB Collemeluccio-Montedimezzo: anche qui tanti villeggianti approfittano dell’ombra dei boschi e dei bracieri a disposizione (no, non sono sotto gli alberi, tranquilli!) per grandi grigliate: è l’ultimo sabato d’agosto, è pomeriggio inoltrato e si saluta l’estate.
Anche a Montedimezzo sono previste escursioni guidate e ci sono sentieri ben segnalati, un paio dei quali portano fino al Re Fajone, un grande faggio plurisecolare alto 26 metri e con un tronco di 7 metri di circonferenza inserito nell’elenco degli alberi “Patriarchi della Natura”. In più ci sono percorsi didattici e recinti e voliere dove trovano riparo animali feriti o in difficoltà trovati di guardaparco. Nella riserva un sentiero apposito, il “Colle San Biagio”, è attrezzato per i diversamente abili e sono a disposizione guide in Braille e audio-guide per i non vedenti.
Entrambe le riserve MAB dell’Alto Molise (sia la riserva di Montedimezzo che quella di Collemeluccio) sono sempre aperte, con orari che variano in base alla stagione: dal 1° ottobre al 31 marzo dalle 9.30 alle 16.30, dal 1° aprile al 31 maggio dalle 9.00 alle 17.30 mentre dal 1° giugno al 30settembre dalle 9.00 alle 19.00. Nel caso di escursioni organizzate in autonomia, è necessario dare informazione formale della propria intenzione almeno 20 giorni prima all’Ufficio territoriale per la Biodiversità del Corpo forestale dello Stato di Isernia tel. 086.53935).
Il Molise sarà anche “la Regione che non c’è“, ma ha una potenzialità turistica infinita. Montagne spettacolari, capaci di rendere felici gli appassionati di trekking, centri abitati graziosi, curati e (in estate) pieni di fiori, strade piacevoli da percorrere in mountain bike o in moto, maneggi con cavalli per turismo equestre. E poi, ancora, tradizioni gastronomiche di tutto rispetto, con porzioni che arrivano dritte dritte dalla tradizione rurale. Tante le iniziative culturali, dalle sagre e feste di paese fino alla rappresentazioni sacre. Una Regione dove la natura è di casa, dove la natura è rispettata e dove è piacevole ritrovare ritmi più lenti.
L’ospitalità – almeno nell’Alto Molise e ad eccezione delle cittadine più grandi – si basa soprattutto sulle piccole strutture turistiche, i B&B, gli agriturismi.
Sono stata molto contenta di aver trovato nel sito del Teatro Sannitico il servizio di “passeggiate archeologiche con l’esperto” curate da giovani laureati che abitano nella zona.
Fondamentalmente agricolo-pastorale, il Molise è scarsamente industriale e molto artigianale. Mestieri antichi, altrove impossibili da trovare come sarti, fabbri, battitori di rame qui sono ancora usuali.
Tanti i piccoli caseifici artigianali, praticamente ogni paesino ne ha almeno uno: laboratori moderni ed igienicamente impeccabili ospitano competenze tramandate di padre in figlio. Il latte viene raccolto quotidianamente dalle stalle dei dintorni e immediatamente lavorato: più che a chilometro zero, qui siamo a centimetro zero e credo che il miglior souvenir che si possa riportare dal Molise sia proprio un piccolo assortimento di formaggi e latticini. A proposito: non perdetevi la stracciata, una sorta di mozzarella allungata strappata a mano, la prima produzione della pasta filata (noi siamo ripartiti da Carovilli con un grosso caciocavallo acquistato al Caseificio Serafino).